Conferenza
Per quanto presenti in quantità ridotta, nella Scuola di San Giovanni Evangelista sono in opera all’esterno e all’interno alcune pietre decorative di gran pregio che hanno una prestigiosa e lunghissima storia d’uso: è il caso dei due porfidi rosso e verde antichi che spesso sono accoppiati in pavimenti e rivestimenti parietali di epoca imperiale romana, tipologia d’ uso che viene largamente riproposta dai Cosmati e da altri artigiani italiani nel tardo Medioevo.
Si tratta del lapis porphyrites, la pietra più importante dell’antichità: in quanto color della porpora, simbolo di potere e regalità, venne utilizzata per ritratti e sarcofaghi imperiali romani e non. Estratta a partire dall’età tolemaica nel Gebel Dokhan, Deserto Orientale Egiziano, è rimasta per molti secoli la pietra più ricercata dai potenti della Terra. Il porfido verde, denominato lapis lacedaemonius, pietra di origine vulcanica come la precedente ma proveniente da Krokea, nei pressi di Sparta, Peloponneso, venne utilizzata per vasi e sigilli nel periodo minoico-miceneo e poi dimenticata per secoli.
I romani la riscoprirono alla fine dell’età repubblicana, e associarono al porfido rosso come detto sopra, ma anche per la manifattura di statue e oggetti di piccole dimensioni. Ricordando la pelle dei serpenti, essa venne denominata serpentino nel Rinascimento, e diffusamente usata per ornare pavimenti e facciate di edifici pubblici e privati in tutta l’area mediterranea.
- Quando: giovedì 25 gennaio 2018, ore 17:30
- Relatore: Lorenzo Lazzarini, Laboratorio di analisi dei materiali antichi – Università IUAV di Venezia
- Organizzato da: Scuola Grande San Giovanni Evangelista
- Dove: Sala dello Stendardo
- Ingresso: libero fino ad esaurimento posti